Il giusto passo dell'innovazione
[#9] Una considerazione, delle molte che si possono trarre, dal fine settimana strambinese appena concluso. Grazie alla scienza dei materiali.
Bentornate all’appuntamento con Blu - la newsletter delle formiche dopo la pausa estiva. Noi abbiamo ricaricato le pile e siamo pronte per un autunno che si prospetta pieno di appuntamenti interessanti.
A proposito di appuntamenti interessanti, la scorsa domenica si è concluso Folle di Scienza/Strambinaria, l’incontro che porta nella cittadina di Strambino (TO) divulgatori e divulgatrici della scienza da tutta Italia. È un'occasione di confronto professionale a cui quest’anno hanno partecipato circa 200 persone. Tra queste c’era Devis Bellucci, ricercatore dell’Università di Modena e Reggio Emilia che si occupa di scienza dei materiali. Recentemente ha scritto un bel libro che si intitola Eppure non doveva affondare (Bollati Boringhieri, 2024) che racconta di cantonate pazzesche che però si sono tinte in alcuni casi di tragedia per la morte di molte persone. Alla base c’è non proprio un errore, ma una mancata comprensione. Perché magari la conoscenza corretta e più ampia arriva anni o secoli dopo. Nel presentarlo al pubblico, Bellucci ha raccontato anche la storia del de Havilland DH.106 Comet, il primo aereo a getto impiegato nelle tratte di linea. E proprio da questa storia proviamo a trarre una riflessione sugli strumenti della comunicazione.
Un esemplare di de Havilland DH.106 Comet fotografato nel 2012 (Fonte: Wikipedia)
Il de Havilland DH.106 Comet era un gioiello dell’ingegneria degli anni Cinquanta del secolo scorso. Ma un volo partito da Roma il 10 gennaio del 1954 praticamente esplode in volo, causando la morte di tutte le persone a bordo. Si fermano tutti i modelli in circolazione e si cerca di capire cosa c’è che non va, ma non si trova nulla. Così il Comet riprende servizio, ma qualche mese più tardi succede qualcosa di simile, con un altro volo sempre in partenza da Roma che esplode in volo, anche questa volta causando la morte di tutte le persone a bordo. La storia completa si può leggere nel libro di Devis Bellucci, ma il punto fondamentale è che si scopre che il problema sono i finestrini quadrati, i cui spigoli sono un punto di fragilità della fusoliera. È il motivo per cui da allora i finestrini degli aerei sono arrotondati.
Commentando questa storia durante Strambinaria, Bellucci ricorda al pubblico presente che “l’innovazione è una bella cosa, ma è meglio che proceda a piccoli passi”. Perché? Perché le “magagne”, che nel caso del Comet hanno significato decine di morti, ci sono sempre quando si introduce un’innovazione. Sul fronte degli aerei, insomma, meglio affidarsi ai modelli che hanno sulle spalle milioni di chilometri, dimostrando così la loro affidabilità.
Passando da questa storia alla comunicazione, forse con un triplo salto carpiato, possiamo tracciare un parallelo che solleva qualche domanda. Nel corso degli ultimi anni, diciamo da quando Internet si è sempre più popolata, le innovazioni si sono susseguite con una velocità impressionate: smartphone, piattaforme di messaggistica, social network, servizi digitali che a volte sono anche praticamente morti (chi si ricorda di Second Life?). E quante magagne sono venute fuori? Questa rapidissima adozione di tutte le nuove tecnologie e innovazioni da parte di una larga fetta di popolazione mondiale, che effetti ha avuto? Abbiamo sotto gli occhi i problemi legati all’affidabilità delle notizie, per colpa delle fake news e della disinformazione.
Ma oltre che sulla qualità dei prodotti ci sono effetti molto importanti anche su chi lavora con il digitale, dallo sfruttamento della cosiddetta gig economy fino alle problematiche di salute mentale di chi fa informazioni oggi, come segnala la bella serie di IrpiMedia #cometisenti firmata da Alice Facchini. Da anni c’è insomma anche un movimento trasversale che porta a riflettere su questi temi, dallo slow journalism alle riflessioni sulla salute degli operatori dell’informazione e della comunicazione. La domanda è nel frattempo quanti “morti” avranno fatto? Questo sembra un tema sul quale almeno a Strambino si è riflettuto nei giorni scorsi e nelle edizioni precedenti, ma che dovrebbe essere forse ancora più centrale nella comunità allargata di chi si occupa di comunicazione.
Dopo le olimpiadi, domenica scorsa a Parigi si sono concluse anche le paralimpiadi. La squadra italiana si è comportata benissimo, conquistando 71 medaglie, di cui ben 24 d’oro.
Non ci sono state polemiche su doping e livelli di testosterone. Forse perché Valentina Petrillo, la prima atleta transgender a qualificarsi per un evento paralimpico, non è arrivata in finale nella sua gara (i 200 metri T2, riservata alle atlete ipovedenti). C’è comunque stato uno scambio piuttosto duro sui social che ha coinvolto lei e la scrittrice J.K. Rowling.
Caso veramente molto chiacchierato è stato invece quello che ha riguardato alle olimpiadi la pugile algerina Imane Khelif. Visto che il caso da mediatico pare che si trasformerà anche in giudiziario, con una serie di strascichi che magari proveremo a seguire, vi consigliamo di ritornare all’intervista alla bioeticista Silvia Camporesi sul numero 7 di Blu.
Sul rapporto tra spazio urbano e disabilità, invece, vi suggeriamo l’articolo di Andrea Pracucci pubblicato nella sezione “approfondimenti” del sito della Missione Clima del Comune di Bologna. Andre ha intervistato l’attivista disabile Ilaria Crippi, autrice di un bel libro dal titolo Lo spazio non è neutro (Tamù, 2024). Crippi parla apertamente di “emergenza in riferimento alla marginalizzazione sistemica subita da molte persone con disabilità, che non possono accedere a gran parte degli spazi aperti al pubblico e non sono tenute in considerazione quando si disegnano lo spazio urbano e gli edifici.
Leggi l’articolo completo: Città e disabilità: un rapporto da ripensare
Appuntamenti e segnalazioni
L’autunno si preannuncia più caldo che mai! Ecco eventi pubblici in cui siamo coinvolte o dove è probabile che facciamo almeno un salto:
Il 20 settembre Elisabetta Tola e Marco Boscolo saranno ospiti a DIG Festival, il festival del giornalismo d’inchiesta che da qualche anno si tiene a Modena. Terranno una lezione sul giornalismo scientifico.
Tra il 27 e il 29 settembre a Trieste c’è la 13^ edizione di Trieste Next. Il premio Nobel invitato quest’anno è Andrej Gejm, laureato nel 2010 insieme a Konstantin Novosëlov “per i pionieristici esperimenti riguardanti il grafene”.
11-13 ottobre: CICAP Fest 2024 a Padova. Il programma non è ancora stato definito e pubblicato, ma ci sarà una presentazione di La bianca scienza di Marco Boscolo.
La Arena Climate Conference si terrà a Bologna tra il 18 e il 19 ottobre di quest’anno. Si tratta della seconda edizione dell’evento organizzato da Arena for Journalists in Europe, un’organizzazione che promuove la collaborazione internazionale tra giornalisti. In questo caso, la conferenza è completamente dedicata al giornalismo che si occupa di clima e ambiente.
ciao! grazie come sempre delle riflessioni interessanti!
Segnalo solo che la scrittrice di Harry Potter è J.K Rowling e non Roland ;)