Scienza e politica: la sfida del negazionismo Ambientale nel Nuovo Anno
[#17] Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non è l'unico segnale di una politica sempre più negazionista. Ma non ci sono solo segnali negativi.
Il prossimo 20 gennaio, Donald Trump entrerà ufficialmente alla Casa Bianca per la seconda volta. La sua non è solo la vittoria del conservatorismo populista e superficiale che costruisce messaggi che parlano alla pancia dell’elettorato. È la conquista di campo di posizioni negazioniste sul clima e del disinteresse nei confronti della conservazione e della tutela ambientale, impermeabile ai dati scientifici e impermeabile alle conseguenze che le politiche hanno realmente sulle persone. Non è servito un numero di endorsement, cioè di appoggi pubblici, da parte di media come Scientific American, che aveva implorato di votare per Kamala Harris, o di sostegni non espliciti, ma molto precisi, come quello di Nature.
Fin dalle prime mosse da presidente eletto, Donald Trump ha mostra chiaramente quale fosse la direzione. Al Dipartimento dell’Energia ha nominato segretario Chris Wright, un sostenitore del fracking (tecnica che permette di estrarre fanghi bituminosi da cui estrarre petrolio con gravi conseguenze ambientali) e aperto negazionista del cambiamento climatico. Il suo motto, che lo stesso Trump ha ripreso in pubblico, è “drill, baby, drill” (‘scava, piccolo, scava’). Sottinteso: per estrarre gas e petrolio. L’idea di Wright è di arrivare al record americano di produzione di combustibili fossili.
Altra nomina che ha fatto molto discutere è quella di Lee Zeldin alla Environment Protection Agency (l’agenzia americana per la protezione ambientale). Anche Zeldin è un negazionista e uno dei suoi mantra è quello di eliminare le politiche restrittive sulla natura per dare libero sfogo all’economia, che sarebbe insomma tenuta al freno da un eccessivo rispetto per l’ambiente. Trump ha già promesso di cancellare l'Inflation Reduction Act, una legge sul clima approvata nel 2022 con i soli voti dei democratici, che ha aumentato drasticamente il sostegno federale alle tecnologie per l’energia pulita e ai veicoli elettrici. Inoltre, ha già annunciato che ritirerà gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, minacciando di far crollare tutto lo sforzo intrapreso fin qui. E il peso specifico di un abbandono americano può risultare decisivo a livello internazionale per far saltare tutte le trattative in corso e gli accordi trovati finora a grande fatica.
Non solo Trump
Il 2024 non è stato solamente l’anno della seconda elezione di Trump. Nell’arco degli scorsi 12 mesi è andata al voto politico oltre metà della popolazione mondiale in 76 nazioni. Il cambiamento climatico è però scivolato in secondo piano rispetto ad altre emergenze percepite, come l'immigrazione e l'economia. Lo abbiamo potuto toccare con mano anche nelle elezioni amministrative e regionali che hanno riguardato il nostro paese. Basterebbe ricordare il balletto dei centri di detenzione in Albania.
Per quanto riguarda l’Italia, va ricordato che lo scorso 22 marzo l’attuale governo Meloni, assieme all’Ungheria di Viktor Orban, ha votato contro la Nature Restoration Law, posticipando e rendendo più accidentato il percorso di una legge europea che prevede il ripristino di ampi spazi naturali compromessi dallo sfruttamento antropico.
Pochi mesi fa, inoltre, a Baku si è registrato un sostanziale fallimento della COP sul Clima. A mettersi di traverso sono stati proprio i leader dei paesi maggiormente inquinatori. Inoltre, paesi come Cina, Arabia Saudita e alcuni altri Stati del Golfo produttori di combustibili fossili e relativamente grandi emettitori di gas serra, potranno aderire al fondo per i paesi meno ricchi su base volontaria: rispetto alle classificazioni delle Nazioni Unite del 1992, infatti, sono considerati “paesi emergenti”. Dalla Conferenza sul Clima ha ritirato i propri delegati Javier Milei, presidente argentino dal dicembre 2023, e fin da subito schieratosi nella squadra dei negazionisti e di coloro che cercano in tutti i modi di far fallire gli accordi internazionali sul clima e l'ambiente.
Brutti segnali, buoni segnali
Pochi mesi fa è uscito The 2024 state of the climate report: Perilous times on planet Earth, in cui gli scienziati-autori scrivono, senza troppi giri di parole: «Siamo sull’orlo di un disastro climatico irreversibile. Si tratta di un’emergenza globale al di là di ogni dubbio. Gran parte del tessuto stesso della vita sulla Terra è in pericolo. Stiamo entrando in una nuova fase critica e imprevedibile della crisi climatica». Ma per non essere completamente pessimisti nei confronti di questo 2025 che è appena iniziato, dobbiamo anche ricordare che chi osserva le opinioni pubbliche registra una crescente preoccupazione e una sempre più diffusa consapevolezza della crisi climatica e della necessità di agire da parte di larghe fette della popolazione occidentale e non solo, soprattutto tra le persone più giovani. Se loro sono il futuro della società, qualche speranza c’è ancora. A patto che un futuro sia ancora davvero a disposizione: lasciamoglielo.
Sulle piattaforme di ascolto trovate un nuovo podcast realizzato da formicablu per Zanichelli editore! È intitolato "Una storia per iniziare" ed stato realizzato come parte integrante del libro Invito alle scienze naturali indirizzato alle scuole secondarie superiori.
Il podcast è dedicato ad alcuni dei principali punti di svolta della scienza moderna: troverete puntate sull'effetto serra, sulla scoperta della cura per il diabete, sull'uso della plastica e su tante altre intuizioni scientifiche che hanno cambiato il mondo.
Gli episodi sono quattordici e hanno una durata attorno agli 8 minuti: un ascolto veloce e stimolante, se volete approfondire alcuni momenti cruciali nella storia della scienza!
Potete esplorare le puntate su Spotify: https://lnkd.in/diJpE5yf
Appuntamenti
Il 23 gennaio 2025 (ore 18:00) Marco Boscolo sarà ospite a Per un pugno di idee, un ciclo di incontri organizzato dalla Rete Semi Rurali, assieme allo storico della scienza Marco Ciardi (Università di Firenze). L’incontro si svolge alla Biblioteca dell’Agrobiodiversità (Piazza Brunelleschi 8, Scandicci, FI), ma c’è la possibilità anche di seguire in diretta sul canale YouTube della Rete.