Dove si informano le persone?
[#1] In Italia, i numeri dei siti di informazione sembrano indicare negli ultimi tempi un calo. Ma allora, come si informano le persone?
Per prima cosa ti diamo il benvenuto.
Questo è il primo numero di Blu, la newsletter delle formiche. Da un po’ di tempo avevamo voglia di metterci alla prova con un nuovo modo di comunicare. E per la prima volta lo facciamo con un prodotto editoriale completamente nostro!
Per il momento il progetto prevede due uscite al mese, ma in che modo Blu si evolverà nei prossimi mesi è tutto da vedere e capire: rimanete con noi per scoprirlo!
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Cominciamo!
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Sempre meno persone accedono ai siti di informazione
Denis McQuail è stato uno dei grandi studiosi della comunicazione del Secondo Dopoguerra, il periodo in cui si è venuta a formare l’idea di mezzi di comunicazione di massa. McQuail li definiva come quei mezzi di comunicazione progettati per mettere in atto forme di comunicazione «aperte, a distanza, con tante persone in un breve lasso di tempo». Negli anni Cinquanta e, soprattutto, Sessanta e Settanta del Novecento era in primis la televisione ad avere queste caratteristiche, ma anche i quotidiani erano un mezzo di informazione di ampia diffusione in quasi tutti gli strati della popolazione.
Le cose sono profondamente cambiate negli ultimi decenni con il digitale e i social network, lo sappiamo. Ma la televisione continua a reggere. Lo dice la diciannovesima edizione del Rapporto sulla Comunicazione del Censis uscita da poco. Si legge, infatti, che:
nel 2023 a guardarla è complessivamente il 95,9% degli italiani (+0,8%). La percentuale dell’utenza è la somma di più componenti: la stabilità del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: +0,9% rispetto al 2022), una lieve crescita della tv satellitare (+2,1%), il continuo rialzo della tv via internet (web tv e smart tv passano al 56,1% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione, con un +3,3% in un anno) e il boom della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 33,6% di oggi (più di un terzo degli italiani).
Certo la televisione che viene qui descritta non è quella a cui pensava McQuail, ma è una televisione per certi versi “aumentata”, dove l’on-demand via Internet è in grandissima crescita. Da notare due cose. La prima è che proprio la disponibilità della tv via web ha concorso all’aumento della platea di pubblico. La seconda è che un fattore tecnico, la diffusione delle smart tv, ha contribuito. Lo stesso non si può dire dei quotidiani.
Secondo Lelio Simi, giornalista attento ai mezzi di comunicazione e autore di una bella newsletter sul tema, i dati del nuovo Rapporto del Censis certificano un fatto nuovo:
l’audience per i siti web dei quotidiani (quelli cioè che hanno la loro versione cartacea) non ha più margini di crescita significativi e, semmai, sta subendo una flessione.
Secondo i dati di ADS (Accertamento Diffusione Stampa) riportati da un altro numero della newsletter di Simi, il 2023 ha visto la scomparsa di 132 mila copie rispetto all'anno precedente (-8%). Ma il punto è che il totale, poco meno di 1,5 milioni di copie sul giorno medio, era il numero che facevano da sole le principali testate nazionali.
Qui stiamo tralasciando il problema di come rendere economicamente sostenibile l’attività di informazione dei giornali. Stiamo anche semplificando, perché la televisione non fa solo informazione (si potrebbe anche argomentare che nemmeno i giornali, per certi versi). Ma il punto è che per la televisione l’audience è aumentata, mentre per i giornali si è raggiunto un plateau che sembra essere un limite alla crescita di chi legge informazione sui giornali (cartacei e non). E, anzi, quest'audience sembra tendere a erodersi, sempre secondo i dati del Censis.
Non ci interessa qui fare un’analisi dei motivi che hanno portato a questa situazione nel nostro paese. Quello che vogliamo sottolineare nell’ottica di fare comunicazione della scienza è come talvolta le richieste delle committenze siano rimaste legate a un mondo comunicativo che non c’è più. Quante volte, infatti, si investono molte risorse nella creazione di campagne stampa talvolta molto costose in termini proprio di denaro e di tempo per avere comunque risultati necessariamente modesti? Quanto pesa la logica della rassegna stampa, che permette di quantificare le uscite, nel decretare il successo di un progetto di comunicazione? Certo, ogni progetto è diverso e fa storia a sé e, inoltre, questa newsletter non vuole proporre soluzioni drastiche. Ma ci sentiamo, in maniera forse non troppo originale, di promuovere una riflessione continua su questo tema.
E voi che cosa ne pensate? Avete avuto esperienze a riguardo? Segnalacele rispondendo a questa newsletter!
Il podcast del progetto ENJOI
ENJOI (Engagement And Journalism Innovation For Outstanding Open Science Communication) è un progetto finanziato dall’Unione Europea che si è appena concluso. Era la prima volta che formicablu coordinava un progetto europeo ed è stato un processo altamente appagante e che ci ha dato molti spunti di riflessione.
Lo scopo del progetto, sul quale avremo modo di tornare anche in qualche puntata futura di Blu, era capire quali fossero i nodi del giornalismo scientifico con una prospettiva marcatamente mediterranea, ovvero concentrandoci su Italia, Spagna e Portogallo. Sono paesi che vivono un contesto diverso dall’Europa del nord o dalla Francia e dal Regno Unito.
Una delle parole chiave è stata “engagement”, difficilmente traducibile in italiano, specialmente in relazione agli effetti dirompenti della pandemia da Covid-19 sul settore dell’informazione. Il podcast Engaged Science Journalism analizza le esperienze di alcuni media europei che hanno trovato modi innovativi per sopravvivere, o addirittura crescere, in un mondo post-pandemico. Adattando e migliorando la loro copertura di argomenti scientifici in un ambiente in rapido cambiamento e utilizzando l’engagement come risorsa chiave dell'innovazione.
La prima puntata si concentra sul giornalismo cross-border assieme a Brigitte Alfter di Arena for Journalism in Europe e il giornalista investigativo freelance Jose Miguel Calatayud.
Tutte le puntate sono disponibili gratuitamente sul sito di ENJOI.
Appuntamenti e segnalazioni
16 aprile: Anche la scienza soffre di stereotipi - Incontro con Angela Saini a Padova. Saini è una giornalista britannica e, dopo due libri di grande successo, torna in Italia per presentare il suo nuovo lavoro, intitolato The Patriarchs, che speriamo arrivi presto anche in traduzione. L’incontro ospitato dall’Università di Padova (ore 18:00) è gratuito, ma è necessario registrarsi. Tra l’altro, per chi le persone iscritte all’Ordine dei Giornalisti, partecipare all’evento dà diritto a due crediti: cercate l’evento sulla piattaforma per la formazione dei giornalisti.
17 - 21 aprile: Festival internazionale del giornalismo a Perugia. Come sempre il programma è ricchissimo di spunti anche per il giornalismo scientifico e ambientale. Noi vi segnaliamo i panel in cui è coinvolta la nostra Elisabetta Tola.
14 - 19 aprile: EGU General Assembly 2024. Visto il dibattito che è nato attorno al termine “Antropocene” che non è stato accolto come nuova epoca geologica, forse potrebbe essere interessante seguire l’assemblea annuale della European Geosciences Union che quest’anno si tiene a Vienna.
E con questo, per oggi è tutto. Ci sentiamo tra due settimane!
benvenute su substack! ✨