Durante la notte tra il 17 e il 18 settembre scorsi abbiamo guardato con grande preoccupazione i fiumi e i torrenti che attraversano Bologna: il Savena, il Reno, il Ravone. Nonostante la paura, in città non è esondato nessuno dei corsi d’acqua. Ma tutte abbiamo pensato ad amici e amiche che avevamo in Romagna, dove il ricordo degli allagamenti del maggio dello scorso anno sono ancora vivissimi. Abbiamo presto scoperto che un pezzo della regione è andato di nuovo sott’acqua: 16 mesi, un anno e mezzo dopo le foto e i racconti del giorno dopo sono molto simili. Con in più un sentimento di frustrazione maggiore, come è successo ai musicisti e alle musiciste della scuola di musica Artistation di Faenza che dopo i lavori erano appena riuscite a riaprire lo scorso 9 settembre.
La causa dell’alluvione è stata sicuramente la forza dell’ex ciclone Boris che ha colpito la zona con enormi quantità di pioggia in poche ore. Nella serata del 18 settembre Federico Grazzini, meteorologo dell’ARPAE Emilia-Romagna, ha scritto su Facebook che la quantità era addirittura superiore a quella del maggio del 2023. A corredo di questa affermazione ha allegato le due immagini qui sotto. La prima mostra il cumulo di pioggia nell’arco delle 48 ore tra il 15 e il 17 maggio del 2023:
La seconda mostra lo stesso dato, ma relativo ai giorni 16-18 settembre 2024.
In entrambe le mappe la Romagna è praticamente tutta rossa o violetto, a identificare le zone con le concentrazioni maggiori. Grazzini scriveva che tra il 16 e il 18 settembre scorsi nella valle del Lamone ci sono stati picchi di oltre 300 mm. Certo, sappiamo che eventi come questi non dipendono solamente dalla quantità di pioggia ma sono multifattoriali, figli della complessità delle interconnessioni dei sistemi ecologici (ce lo ricorda anche la ricostruzione dell’alluvione del 2023 fatta da Luca Carra, di cui abbiamo parlato nel #5 di Blu).
Grazzini commentava laconico che “quello che ritenevamo impossibile diventa non solo possibile, ma relativamente frequente, a fronte di un tipo di circolazione tutto sommato non così anomala”. Ripeteva, insomma, quello che la comunità scientifica va ripetendo da decenni, ovvero che quello che un secolo fa era un’anomalia oggi è diventato norma e sarà sempre più frequente nel futuro. La messa in sicurezza del territorio, però, non sembra procedere con la stessa velocità e urgenza degli allarmi. Per esempio, sempre a Bologna, e sempre Grazzini, segnalava i rischi legati al torrente Ravone, proprio l’unico corso d’acqua che nel maggio del 2023 esondò provocando danni importanti in zona Saffi. Lo fece in un’intervista video concessa a Radio Città del Capo nel 2015:
Nel 2023 il Ravone è effettivamente esondato, anche se in un altro punto. Non perde di valore, però, quello che Grazzini sosteneva 9 anni fa, ovvero che il torrente intubato nel passato doveva essere controllato e valutato per far fronte ai nuovi scenari, profondamente diversi rispetto a quando è stato chiuso sottoterra. I lavori di adeguamento sono arrivati nella zona alluvionata solamente dopo il maggio del 2023, come “pezza” dopo che l’evento catastrofico si è verificato.
La difficoltà di conciliare le due prospettive, quella dell’emergenza e quella della messa in sicurezza e del ripensamento dell’uso del territorio, è uno dei grandi temi di oggi quando si parla di crisi climatica. C’è chi la denuncia come la più importante emergenza della politica, ma quest’ultima sembra in difficoltà quando deve abbandonare il vecchio modo di pensare.
C’è un’altra cosa che ci ha colpite rispetto a questa nuova alluvione in Romagna. Grazzini ricordava che è stato l’ex ciclone Boris a scaricare tutta quell’acqua. Si tratta dello stesso ciclone che aveva già martoriato l’Europa centrale e orientale: tra Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Romania le vittime sono state più di venti. Non staremo a valutare se lo spazio concesso dai media mainstream a questi fatti sia stato poco o meno. Quello che vogliamo sottolineare qui è semplicemente che Boris può essere una efficace metafora della situazione attuale, uno specchio della crisi climatica. Quando colpiva altrove era una minaccia lontana, remota. Eppure proprio quello stesso ciclone è arrivato dentro casa nostra senza che noi ci rendessimo conto, per l’ennesima volta, che anche Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Romania sono casa nostra. Perché sono un pezzetto dello stesso pianeta che sta andando a fuoco.
La Notte dei Ricercatori 2024 a Milano
Il 27 settembre torna La Notte dei Ricercatori, l’appuntamento ormai tradizionale in cui le città d’Europa si riempiono di laboratori, exhibit, incontri pubblici, stand up comedy, spettacoli teatrali per raccontare la scienza dalla viva voce di chi la fa tutti i giorni nelle università e nei centri di ricerca. Noi di formicablu stiamo lavorando da qualche mese con le università milanesi per creare un programma unico che coinvolga tutta la città di Milano, dal Science Park accanto al Bicocca Stadium allo spazio dell’Edificio U7 a due passi dal Teatro degli Arcimboldi e il BiM Garden, dalle 18 fino a mezzanotte. Ma c’è anche una coda il giorno seguente, il 28 settembre, con un’intera giornata di workshop per tutti i gusti.
Tutto il programma a portata di click.
Appuntamenti e segnalazioni
Festival, eventi e l’occasione di incontrarsi di persona
Il 28 settembre (ore 17:00) Elisabetta Tola sarà ospite a Serra Madre, il nuovo spazio per l’immaginazione ecologica di Bologna, per un incontro dal titolo Alleanze acquatiche: un confronto tra progetti, territori e comunità, tra Italia e Nord Africa. Tutti i dettagli qui.
11-13 ottobre: CICAP Fest 2024 a Padova. Nel frattempo è uscito il programma definitivo e di Marco Boscolo sarà coinvolto in compagnia di Donata Columbro (Ti Spiego Il Dato) in un incontro dal titolo: Bianco, occidentale, uomo. Quando la scienza discrimina (sabato 12 ottobre, ore 16:45).
La Arena Climate Conference si terrà a Bologna tra il 18 e il 19 ottobre di quest’anno. Si tratta della seconda edizione dell’evento organizzato da Arena for Journalists in Europe, un’organizzazione che promuove la collaborazione internazionale tra giornalisti. In questo caso, la conferenza è completamente dedicata al giornalismo che si occupa di clima e ambiente.